A Salerno in arrivo un treno carico di api mercoledi 23 marzo con la sosta del Treno Verde Legambiente.


Fino a giovedì 24 marzo, Mielizia, lo storico marchio con cui sono distribuite le produzioni di Conapi - Consorzio Nazionale Apicoltori che riunisce oltre 600 soci in tutta Italia uniti dalla comune passione per un'apicoltura sana e rispettosa dell'ambiente e della biodiversità - fa tappa a Salerno, al binario 3, a bordo del Treno Verde di Legambiente, per sostenere la tradizionale campagna annuale dell'associazione ambientalista che quest'anno punta a valorizzare il ruolo fondamentale dei quartieri, per dimostrare come i processi innovativi e partecipativi dei più elementari nuclei della città possano essere la risposta ai problemi delle metropoli, e promuovere la transizione verso le smart city, dimostrando l'applicabilità delle buone pratiche su larga scala.
Con il supporto a questa iniziativa, Mielizia intende proseguire il proprio percorso di sensibilizzazione sull'importanza del ruolo delle api per la vita del pianeta, già intrapreso con il progetto "Bee Active! Attivi per le Api", nato appunto per stimolare i consumatori ad adottare comportamenti virtuosi al fine di contrastare lo sterminio che, da troppi anni, sta decimando questi fondamentali insetti.
In particolare, in linea con il tema dell'iniziativa di Legambiente, l'obiettivo di quest'anno è illustrare al pubblico che salirà a bordo della quarta carrozza del treno come è organizzata la città delle api e comprendere quanto stretto sia, per questi insetti, il legame fra benessere dell’ambiente e salute delle famiglie. Le api, al pari degli altri insetti impollinatori, svolgono una funzione insostituibile per difendere la biodiversità delle città e sono al contempo delle vere e proprie sentinelle dell'ambiente, per cui vanno difese e tutelate. È dunque importante che anche nelle città ci si prenda cura del verde urbano, sia esso pubblico o privato, utilizzando tecniche che le rispettino.
Nel corso della mattinata di mercoledì 23 marzo, alle ore 10.00, studenti e visitatori potranno ascoltare la testimonianza diretta dell'apicoltrice Angela Martino, sorella di Mario con cui gestisce un'azienda agricola a Buonalbergo (BN), che avrà con sé le api per far conoscere da vicino questi straordinari insetti e il loro lavoro (vedi scheda di approfondimento in allegato).

Corporate background Mielizia-Conapi
Mielizia, sintesi di miele e delizia, è lo storico brand degli apicoltori di Conapi, Consorzio Nazionale Apicoltori, la più importante cooperativa di apicoltori in Italia e una delle più importanti nel mondo. Gli apicoltori di Mielizia sono coltivatori di biodiversità e lavorano insieme alle api, creando le condizioni affinché questi meravigliosi insetti possano produrre mieli, pollini e prodotti apistici buoni e puliti.
Sono mieli e prodotti apistici esclusivamente ITALIANI e di alta qualità, provenienti dai più suggestivi territori italiani e riposti in vaso, dopo scrupolosi controlli, con un processo produttivo delicato e rispettoso delle proprietà naturali di questo prodotto. Mielizia rappresenta un modello completo di “filiera del miele”: dalla scelta dei territori,alla produzione in apiario, fino al confezionamento e alla commercializzazione del prodotto finito. Sono oltre 600 gli apicoltori e più di 75.000 gli alveari in tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia, da cui provengono mediamente oltre 2.600 tonnellate di miele. Conapi, che riunisce apicoltori biologici e convenzionali, è il primo produttore di miele biologico in Italia: oltre il 40% dei soci apicoltori sono biologici.
Non solo miele: oltre a numerosi mieli poli flora e mono flora (acacia, tiglio, castagno, bosco, coriandolo, agrumi, sulla, eucalipto, corbezzolo) i soci producono polline, pappa reale e propoli, produzioni che racchiudono qualità e proprietà preziose che restano inalterate nelle confezioni predisposte dal Consorzio.
Mielizia è il marchio che rende concreta la mission della Cooperativa, che punta a valorizzare gli apicoltori socie le loro produzioni, tutte realizzate nel segno di un’agricoltura pulita, biologica di qualità e rispettosa della biodiversità, a totale garanzia per il consumatore finale. La scelta di una lavorazione “a freddo” che non supera mai i 40°, la ricerca di percorsi innovativi di produzione e di packaging, il forte legame con il territorio, la valorizzazione delle tipicità locali fanno di Mielizia un brand di riferimento del mercato del miele in Italia e, grazie alle significative esportazioni, un solido protagonista anche sui principali mercati internazionali.

MARIO MARTINO: L'apicoltore protagonista della tappa di Salerno.

Mario Martino, di Buonalbergo (BN), inizia a occuparsi delle api malvolentieri quando, da adolescente, è costretto ad aiutare i genitori nei frutteti di famiglia, che necessitano delle api per l’impollinazione. Come in molte storie d’amore, l’odio per le api si muta però in amore e, terminati gli studi universitari, Mario Martino comunica ai genitori che ha intenzione di diventare un apicoltore.   
Ora gestisce una azienda a Buonalbergo e lavora con la sorella Angela, che si occupa del laboratorio di smielatura, dell’invasettamento e della vendita, e con il resto della squadra, composta da Igor, Donato e Andrea.
L’incontro con Conapi avviene attraverso un altro socio Conapi, Alessandro Sciarillo. La cooperativa e i suoi principi, per Martino, sono quanto di più vicino al modo in cui le api gestiscono il proprio alveare.
Oggi l’azienda di Mario Martino gestisce poco più di 800 alveari e produce, a seconda della stagionalità, miele d’acacia, di sulla, di millefiori, di castagno, di coriandolo, di girasole.

Le Fonderie Pisano vanno delocalizzate da Fratte a difesa e tutela della salute dei cittadini. Per i residenti di Fratte e della Valle dell'Irno l’ambiente è ormai invivibile e insalubre.



L’impianto di produzione è ubicato, dal 1961, invia dei Greci su una superficie di 180.000 mq, di cui 30.000 coperti da un vetusto fabbricato. L’area, a ridosso delle ex  Manifatture Cotoniere Meridionali, inizialmente scarsamente abitata oggi è densamente abitata. Nel 2006 il Comune di Salerno l’ha convertita ad area residenziale.  Sono decenni che gli abitanti denunciano i disagi dovuti all’emissione di fumi molesti e maleodoranti,  che si preoccupano per la propria salute a causa della presenza sui balconi delle abitazioni e sui terreni limitrofi di polveri rosse e/o nere che minano la salubrità dell’ambiente.
Difatti nell’area interessata dalle emissioni della Fonderia si riscontra un’incidenza anomala di tumori e di malattie respiratorie. In particolare sono molto diffusi casi di patologie polmonari quali silicosi e più in generale tumore ai polmoni nei lavoratori e di linfomi e leucemie nella popolazione, anche in soggetti dalla giovane età, il quadro diventa allarmante.
Sul sito è stata attivata dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania (ARPAC)  un’intensa campagna di monitoraggio ambientale. Dai primi risultati sui sedimenti del fiume Irno si è evidenziata la presenza di Cadmio, Piombo, Rame Stagno, Zinco, Idrocarburi pesanti, Benzo Antracene, Benzo Pirene, Indeno, Pirene e Benzo, Perilene, secondo valori di concentrazione di gran lunga superiori ai limiti delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione. Tali inquinanti, secondo quanto riportato nella relazione dell’ARPAC, sono molto probabilmente riconducibili all’attività della fonderia. 
L’amministratore delegato delle Fonderie Pisano, ha tenuto a precisare in una nota che “il ciclo produttivo nello stabilimento di Fratte/Salerno è stato riavviato in seguito alla realizzazione di interventi derivanti dalle prescrizioni individuate dagli organismi istituzionali deputati al controllo del rispetto della normativa vigente in materia ambientale. In altre parole: le Fonderie Pisano SpA operano nel pieno rispetto della legge in quanto gli interventi effettuati sono stati ritenuti idonei dagli organismi e dagli enti delegati alle decisioni di merito”.
Alla luce dell’aumento di gravi malattie nella zona e dell’alto inquinamento ambientale nell’area, residenti e comitati di cittadini, da anni  chiedono alle autorità competenti la chiusura dell’impianto di fusione.    
Le vicende scatenatosi negli ultimi giorni richiamano le attenzioni sul vero obiettivo della questione Fonderie Pisano: la definitiva delocalizzazione.   
Sono anni che se ne parla e si fanno ipotesi. Nel luglio 2014 nel corso di un incontro all’Asi, il consorzio Aree per lo sviluppo industriale, il presidente del consorzio, Gianluigi Cassandra, ed i  tecnici individuarono tre siti validi per il trasloco dell’opificio di via dei Greci: ex Pennitalia, ex Ideal Standard ed ex Fonditori Salerno.  All’incontro erano presenti un pò tutti, Ciro Pisano, Cgil e comitato “Salute e Vita” compresi.
Tra i requisiti minimi richiesti dalla proprietà vi è la capienza. Circa 200mila metri quadrati che però l’ingegner Pisano ha annunciato di poter anche ridiscutere «in nome di un processo di delocalizzazione veloce e senza più ritardi».  Non solo. La costruzione di una nuovissima fonderia di ultimissima generazione ad impatto minimo potrà essere costruita in uno spazio minore, facilitando l’individuazione dei terreni, ed abbattendo il limite dei 25 chilometri di distanza dal capoluogo. Per cui oltre alle aree dei siti industriali nei comuni di Buccino, Palomonte, Contursi ed Olivetro Citra, si potrà valutare anche l’ipotesi Sardone.  Ipotesi quest’ultima, probabilmente più gradita dai Pisano per la vicinanza all’area dei Fonditori Salerno e alla presenza del territorio già acquistato dall’azienda di via dei Greci.
Ipotesi che potrebbe essere maggiormente penalizzante per un ambiente praticamente già offeso  dalla presenza dei siti di trasferenza di Ostaglio e Sardone  (con la sua ex discarica non completamente bonificata),  il Cementificio Italcementi,  il depuratore, l’autostrada A3, il rischio della realizzazione di un termovalorizzatore o centrale termoelettrica.  
La scelta di Sardone va anche a mortificare il territorio dei Picentini e le sue risorse agroalimentari tipiche e a marchio:  il vino Montevetrano, l’olio DOP delle colline salernitane, la nocciola Giffoni IGP, la mela annurca, la produzione di latte e le colture della valle del picentino. Con una negativa ricaduta sullo sviluppo del turismo rurale, ambientale ed enogastronomico che da anni si tenta di far decollare nella zona dei Picentini. 
 

Rappresentazione della Passione e Crocifissione di Cristo nello scenario adiacente il San Francesco a Giffoni Valle Piana.



Domenica 20 marzo alle ore 19:00 ai piedi del trecentesco convento San Francesco si terrà la VI° Edizione della Sacra Rappresentazione.

Tra rocce naturali e la collina del borgo medievale di Terravecchia, si svolgerà l’atteso evento scenografico della messa in scena della Passione e Crocifissione di Cristo, grande prestigio storico, religioso e culturale.

Patrocinata dal Comune di Giffoni Valle Piana, la manifestazione, giunta alla sesta edizione, ancora una volta a curare la manifestazione è l’Associazione “Presepe Vivente”, presieduta da Aniello Balestrieri, con la valida collaborazione artistica di Stefano Verdolino e con oltre ottanta figuranti coordinati dai parroci Don Generoso Bacco e Don Alessandro Bottiglieri.

Nella Sacra Rappresentazione della Passione e Crocifissione di Gesù saranno portate in scena le fasi che hanno portato Cristo al Calvario: dal tradimento di Giuda, al giudizio sommario dei Sommi Sacerdoti, fino al processo-farsa dinanzi a Ponzio Pilato, che condannò il Messia per “lesa maestà”.

“Anche quest’anno si rinnova la commemorazione della passione di Cristo -dichiara il Commissario Straordinario Dott.ssa Maria Santorufo- che insieme a quella della nascita rappresenta per i cristiani occasione di riflessione e di raccoglimento.
L’iniziativa di ripercorrere drammaturgicamente questo momento, promosso dall’Associazione “Presepe Vivente”, consentirà ancora una volta alla popolazione giffonese di vivere collettivamente la festa religiosa, collocandosi nel solco di tutte quelle attività organizzate nel territorio comunale che coinvolgono in maniera costruttiva e stimolante tante persone di ogni età”. 

Diventa illegale far pagare il coperto nei locali di ristorazione.



Dal 2017 entrerà in vigore il c.d. decreto “contro-coperto” e diventerà illegale farlo pagare. Sanzioni pesantissime sono previste per i proprietari dei locali in caso di violazioni.
La norma approvata con una larga maggioranza di governo, si rivolge a tutti gli avventori di pubblici locali in sui si effettua mescita di bevande o somministrazione di alimenti.  

La “tassa sul coperto”, già abolita dal 2009 nella regione Lazio, è un antico obolo che i ristoratori, soprattutto, usano aggiungere al costo finale del servizio prestato.   

Proviene dal medioevo ed era il contributo che versavano al proprietario della locanda quei commensali che consumavano il cibo portato da casa servendosi di tavoli, sedie e posate del locale.
Nel caso che si consumavano cibi preparati dal locandiere, il “coperto” era già incluso nel conto finale.

Il “coperto” è una delle cose che dà più fastidio ai turisti stranieri ed esiste solo in Italia. Quale spiegazione si potrà dare ai turisti stranieri che alla presentazione del conto   potranno chiedere che cos'è questo coperto ?   

A Milano, in occasione dell’EXPO, s’era prefissato l’obiettivo di eliminare la piccola sorpresa del coperto perché, quando ci si siede al tavolo, è giusto che l'importo da pagare sia chiaro.

A Roma, nonostante che sia stato abolito dal 2006, sono ancora molti i ristoratori che preferiscono applicare sul conto quel paio di euro in più listando nella ricevuta la tanto odiato voce “coperto”.
Difatti la legge regionale numero 21, datata 29 novembre 2006, all'articolo 16, comma 3, parla chiaro: "Qualora il servizio di somministrazione sia effettuato al tavolo, la tabella o il listino dei prezzi deve essere posto a disposizione dei clienti prima dell'ordinazione e deve indicare l'eventuale componente del servizio con modalità tali da rendere il prezzo chiaramente e facilmente comprensibile al pubblico. È inoltre fatto divieto di applicare costi aggiuntivi per il coperto".
Purtroppo in molti casi i cittadini, pur richiamando il ristoratore al rispetto della esistente legge e protestando per l’addebito del coperto, non sempre hanno trovato persone disposte a stornare dal conto il prezzo della tassa ormai vietata.



Giffoni Valle Piana: anticipata a venerdì la tradizionale processione della Spina Santa.


Venerdì 18 marzo alle ore 17:30 Santa Messa e successiva processione della Sacra Reliquia che mobilita tutti i fedeli e rappresenta uno dei momenti più importanti nella vita della comunità locale. Secondo la tradizione, esposta al bacio dei fedeli, la Spina si tinge di rosso sangue.

Quest’anno la processione della Spina Santa che abitualmente si tiene l’ultimo venerdì di marzo è stata anticipata di una settimana perché il 25 marzo si celebreranno i riti del venerdì Santo.

La Spina Santa è una delle reliquie più importanti della cristianità e viene conservata a Giffoni Valle Piana, dove è oggetto di un'antichissima devozione. La Spina Sacra è stata staccata dalla corona che cinse il capo di Cristo sulla Croce ed è giunta nel cuore dei Monti Picentini nel medioevo. Conservata per secoli a Costantinopoli dove l'aveva portata Santa Elena, la corona venne trasferita a Parigi il 2 agosto del 1239 da Luigi IX ed una nel 1300 venne donata da Carlo IV a Leonardo De Rossi che la portò al suo paese natale Giffoni. De Rossi fu una figura notevole della Chiesa del XIV secolo.

 Venerdì 18 marzo al seguito della processione con l’ampolla Sacra portata per le strade della città dal sacerdote dell’Unità Parrocchiale Giffoni, don Alessandro Bottiglieri ci saranno i parroci di altre parrocchie, i frati cappuccini, le istituzioni locali, rappresentate dal Commissario Straordinario Dott.ssa Maria Santorufo.

 Al termine del corteo nella chiesa della SS. Annunziata si procederà al tradizionale rito del bacio della reliquia.