BRUCIA IL TUBENNA
Un vasto incendio sta divorando
tutto il versante sanmanghese del monte Tubenna. Fiamme e fumo, ben visibili
dalla trafficata autostrada del mediterraneo, avvolgono la montagna da due
giorni. Hanno lambito oliveti e noccioleti sopra l’abitato e si sono propagate
fin sul panoramico pianoro sede dell’antica abbazia benedettina dedicata alla
Madonna di Tobenna. La montagna si va man mano annerendo nonostante l’operosità
delle squadre di spegnimento, l’andirivieni di canadair ed elicotteri
antincendio. La voracità del fuoco è alimentata dal vento che ne facilita
la propagazione. E’ un enorme danno al sistema ambientale che vede al centro il
roccioso Tubenna. Bruciati ettari ed ettari di flora ricostituitasi dopo i
rovinosi incendi degli anni addietro: lecci, querce, cerri, aceri, castagni ed
un ricco sottobosco di erbe spontanee della macchia mediterranea, in
particolare mirto e ginestre. Un danno che potrebbe avere ripercussioni
gravissime per le aree residenziali sottostanti.
Il fuoco, difatti, ha rimesso a nudo la stabilità delle rocce di una montagna già
nota per scivolamento massi. La distruzione di alberi e arbusti può causare
smottamenti di pietre e terreno, anche rovinosi per l’abitato sottostante. Una
pericolosa conseguenza della devastazione della vegetazione è rappresentata dall'incremento del rischio
idrogeologico per le aree a valle che possono essere interessate da scorrimento
di flussi fangoso-detritici se i versanti verranno interessati da nubifragi nei
prossimi mesi. Come già verificatisi nell’ottobre 2017 quando, dopo insistenti
piogge, un fiume di fango e detriti provenienti dal Tubenna inondò, nel corso
della notte, le strade del paese creando attimi di ansia e sconcerto.
Di chi è la colpa? Chi appicca il fuoco? Sono piromani o è combustione naturale
in queste roventi giornate agostane? E’
una questione a cui devono dare risposta le competenti autorità territoriali. E’
un problema che si presente ogni anno e per il quale non vi è ancora soluzione
definitiva. Non bastano squadre di avvistatori incendio e squadre di pronto
intervento spegnimento focolai incendi boschivi. Misure di prevenzione tramontate, sia per
mancanza di fondi che per inefficacia preventiva. La salvaguardia dell’ambiente
richiede progettazione a medio lungo termine, non rimedi transitori. Non si può più rimanere inermi davanti alla distruzione
ambientale, allo scempio della natura, all’impoverimento della flora e fauna
territoriale! Non bastano le denunce social e/o mediatiche. Va fatto di più!
L’Enciclica «Laudato sì» di papa Francesco è un campanello d’allarme mondiale per aiutare l’umanità a comprendere la distruzione che l’uomo sta causando all’ambiente e ai suoi simili. Nel documento scrive il Pontefice: “Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”.
“La crisi ecologica - afferma Papa Bergoglio - è un appello a una profonda conversione interiore. Tuttavia dobbiamo anche riconoscere che alcuni cristiani impegnati e dediti alla preghiera, con il pretesto del realismo e della pragmaticità, spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l’ambiente. Altri sono passivi, non si decidono a cambiare le proprie abitudini e diventano incoerenti. Manca loro dunque una conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana.”
Allora non bastano le denunce social e/o mediatiche. Non basta attribuire onori a chi s’impegna per la cura della casa comune. Non è giusto sottovalutare il problema quando non ti coinvolge direttamente. Occorre dare di più! Impegnarsi di più ed in prima persona! Va formata ed educata una nuova coscienza ambientale. Va pretesa ed applicata una nuova politica ecologica integrale. Vanno applicati sistemi di salvaguardia dell’ambiente efficienti e duraturi.
Non si può più rimandare. Non vi è tempo. La terra è sull’orlo dell’ammutinamento.
Nicola Vitolo