“Natale a scuola di umanità” è il
titolo del messaggio che l’Arcivescovo rivolge a ciascuno.
“L’amore non è mai ira, ma è mitezza.
La mitezza può apparire debolezza ma, in realtà, è una grande dimostrazione di
forza, di forza interiore. È importante non adeguarci al modo di fare brusco,
veloce, lassista che non appartiene certo alla nostra gente. La gentilezza è il
punto di partenza dell’amore. La risposta positiva e disponibile ad una
richiesta di aiuto non è mai sbagliata. Quante volte capita di fare del bene e
di non ricevere nemmeno la parola “grazie”? Quante volte capita di dire: “Chi
me lo ha fatto fare? La prossima volta non alzo un dito!” Posso dirvi, anche
per esperienza personale, che sarete ripagati! Se ricevete ingratitudine dagli
uomini, vi ripagherà il Signore. Non è un modo di dire per consolarvi o per
illudervi. Con molta onestà, vi dico che davanti ad un gesto d’amore non
riconosciuto dagli uomini, prima o poi – non si può prevedere quando o come -
arriva il riconoscimento da parte di Dio, che vi guarda e vi sorride. San
Francesco, una persona umile e mite, recitava così nella sua preghiera
semplice: “Signore, fa’ che io non cerchi tanto di essere amato, quanto di
amare”
La lettera, ricca anche di riferimenti
al documento di Papa Francesco Amoris Laetitia, è uno spunto di riflessione
puntuale e profondo sulle realtà del mondo contemporaneo dove si è chiamati a
testimoniare la gioia dell’incontro con Gesù che nasce dopo il tempo
dell’attesa.
“Nel silenzio e nella quiete guardiamo
con fede e con amore il Bambino che è nato per noi: il Natale sarà davvero
santo e ci porterà tanta serenità e pace” è l’augurio che con il quale Mons.
Luigi Moretti chiude la lettera e non possiamo non coglierlo.
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