Personale del maestro Lerò alla galleria Passepartout

Continua alla galleria Passepartout di Torrione, tra ottimi consensi, la personale di pittura “Le vie dei colori… tra oli, sogni e realtà” del maestro Lerò, molto conosciuto ed apprezzato a San Mango Piemonte. Attraverso la pittura Romeo Lembo, in arte Lerò, racconta la sua vita, le sue passioni, il suo Cilento natio.

Avvicinatosi al mondo della pittura come autodidatta, Romeo Lembo ha affinato la tecnica e perfezionato lo stile attraverso continui confronti con artisti di fama nazionale. Le partecipazioni e le esposizioni sono ormai molte, come pure i premi ed i consensi. In sintesi si ricordano la partecipazione alla fondazione del circolo artistico culturale Luigi IX di Sacile, in provincia di Pordenone, dove ha allestito la prima delle cinque mostre tenute in terra friulana dal 1972 al 1976; la partecipazione, nel 1986 alla Mostra Nazionale di pittura “Città di Trani” dove ha ricevuto un ambito “Diploma d’Onor”; la personale di “Oli su tela” allestita al Circolo di Presidio Militare di Salerno nel febbraio 1992; la partecipazione, nel 2001, al Nono concorso di Poesia, Pittura e Fotografia bandito dall’Associazione PASFA di Salerno dove ha ottenuto il primo posto per la pittura; la partecipazione nel 2007 ad un concorso internazionale patrocinato dall’associzione G.B. Vico di Vatolla. Dal 1999 la sua arte è parte attiva dell’evento “San Mango, paese per l’arte” organizzato dalla Pro Loco di San Mango Piemonte che nel 2005 gli ha assegnato il premio d’arte e cultura “Città del Tubenna”.

Se per il critico d’arte Paolo Moroni, dalla pittura di Lerò traspare un messaggio sommesso ma fermo di fiducia nel mondo e negli uomini, per Luciano Santillo dalle opere di Romeo Lembo traspare pace e serenità, rabbia e amore, un abile e disincantato viaggio dell’animo umano attraverso una via di colori impressa tra sogni e realtà.

Per Angela Furcas, invece le tele di Lerò sono rapsodie cromatiche dove ogni forma è un pretesto per accogliere la straripante egemonia del colore, dove l’artista indulge, a tratti, con una pervicacia inesorabile per passare, rapidamente, a note degradanti, con la perizia di un rapsodo. E’ cosi che il verde ingombrante dei cactus soggiace a diafane campiture o che livree sgargianti di figli dell’aria siano l’assolo di una limpida partitura. E’ così che bronzature dorate di tramonto dilavano acque slargate sulla rena o velano i muri delle case, nel commiato dolente della sera.

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