Sono partiti in 50 da San Mango Piemonte domenica scorsa per portare un fiore alla memoria delle 500 vittime del treno 8017. Sono andati a Balvano per testimoniare il legame nato tra la gente potentina e campana dopo la tragedia consumatosi nella notte tra il 2 ed il 3 marzo 1944. Sono stati accolti dalla Pro Loco di Balvano ed insieme hanno partecipato ad una cerimonia di commemorazione nel corso della quale è stato lanciato un concorso internazionale per la erezione di un cippo al civile dimenticato, vittima di una guerra che non ha voluto, che non ha mai combattuto e per la quale è morto inutilmente. L’iniziativa è stata della Pro Loco di San Mango Piemonte che ha preso spunto dalla relazione presentata dal professore Enzo Esposito al convegno su tematiche antropologiche che l’associazione picentina organizza il 7 dicembre di ogni anno. Il docente dell’Università di Salerno, nell’illustrare le modalità della datazione della quotidianità tra le popolazioni rurali meridionali, portò ad esempio la gente di Balvano che datavano gli avvenimenti locali col pre e post disastro del treno. Una tragedia ferroviaria che destò molta commozione all’epoca e che rimane, ancora oggi, la più grande catastrofe consumatosi sulle rotaie italiane. Il 2 marzo 1944 partì dalla stazione di Battipaglia, destinazione Potenza, il treno straordinario 8017. Aveva doppia trazione, assicurata da due locomotive del deposito di Salerno, e 47 carri, dei quali 6 carichi con merci varie civili e 41 vuoti. Sul convoglio merci avevano preso posto anche 600 viaggiatori, provenienti da vari comuni del napoletano e del salernitano (tra i quali: Salerno, Angri, Baronissi, Cava de’ Tirreni, Maiori, Nocera, Paga ni, Olevano sul Tusciano, Pellezzano, Siano, Vietri sul Mare), che andavano ad acquistare cibo per i propri cari o da rivendere al mercato nero di Salerno e Napoli. Il treno procedeva lentamente, alle una circa del 3 marzo entrò nella galleria delle “Armi” nella tratta Balvano-Ricigliano. Quando tutti i vagoni, eccetto gli ultimi due, si trovarono all’interno della galleria, le ruote motrici delle locomotive iniziarono a slittare per poi bloccarsi del tutto. I macchinisti cercarono di far ripartire il treno alimentando al massimo le motrici, il fumo della combustione riempì la galleria col micidiale monossido di carbonio. Morirono in 526 senza accorgersi del pericolo, senza panico o tentativo di fuga. L’immane tragedia maturò in un meridione devastato dalla guerra e dalla fame, dedito principalmente alla ricerca di cibo necessario alla sopravvivenza. Il 9 marzo 1944 il Governo Badoglio, con sede a Salerno, dedicò l’intera seduta alla sciagura. Fu aperta un’inchiesta anche dagli alleati. A distanza di 64 anni c’è ancora chi cerca una spiegazione, vuole chiarezza, dissolvere dubbi, conoscere la verità, avere un riconoscimento. Come i sette parenti venuti a Balvano insieme alla comitiva della Pro Loco di San Mango Piemonte per recarsi nella cappella del cimitero di Balvano a deporre fiori alla memoria dei loro cari che con gli altri morti del treno 8017 sono incolpevoli vittime di una guerra non voluta e non combattuta, sacrificate sull’altare della libertà e del dovere naturale.
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