L'ASSOCIAZIONE SALERNO 1943 RITROVA SUI MONTI PICENTINI PEZZI DI UNA FORTEZZA VOLANTE.

I frequenti ritrovamenti a Salerno e provincia di ordigni aerei risalenti alla seconda guerra mondiale sono una muta testimonianza del fatto che i cieli della zona furono teatro di cruente battaglie combattute nell’estate del 1943.
Matteo Pierro annota che di recente Luigi Fortunato, Daniele Gioiello e altri membri dell’Associazione Salerno 1943 ( www.associazionesalerno1943.it ) hanno ritrovato il punto dove si abbattè un bombardiere americano colpito durante una di queste battaglie. L’Associazione Salerno 1943 si occupa di conservare la memoria storica di quei tragici giorni per la provincia salernitana recuperando testimonianze e oggetti del periodo bellico. Da diverso tempo giungevano segnalazioni di un aereo abbattuto su una montagna prospicente la città di Salerno ma senza precise indicazioni relative al luogo dello schianto.

Grazie al prezioso aiuto del sig. Gigino Vitolo è stato possibile rintracciare un testimone ultranovantenne che fu spettatore dell’evento. Egli vide, in una torrida giornata di agosto del 1943, un grosso aereo in fiamme che perdeva vistosamente quota. Assistè poi alla discesa di 3 paracadutisti appena qualche secondo prima che l’aereo si schiantasse contro il lato occidentale della montagna. Potendo beneficiare delle sue precise indicazioni è stato abbastanza semplice ai ricercatori salernitani recatisi sul posto ritrovare le tracce del disastro. Infatti, grazie all’impiego dei metal detector di cui dispone l’Associazione sono venuti fuori dal terreno numerosi frammenti di alluminio che componevano sia il motore che la fusoliera dell’aereo.

Naturalmente i ricercatori non si aspettavano di ritrovare ancora grosse parti della struttura del velivolo in quanto essendo questo composto di alluminio e ferro fu smembrato e trasportato a valle nell’immediato dopoguerra per essere venduto ai fonditori. Per tale ragione i pezzi più grossi ritrovati non superano le poche decine di cm.

Di che aereo si tratta? Luigi Fortunato spiega: “Di sicuro si tratta di un bombardiere B-17 “Fortezza volante”. Abbiamo recuperato dei frammenti di targhetta in alluminio con la stampigliatura BOEING, una fabbrica americana che produceva questo tipo di bombardieri. Un’altra indicazione proviene dal ritrovamento di un paio di coprivalvola del motore Wright R-1820-97 che equipaggiava tali aerei. Altre informazioni tecniche sono state fornite dai Romagna Air Finders, un’associazione operante in Emilia Romagna che si occupa di recuperare gli aerei abbattuti in tale regione durante la seconda guerra mondiale”. Il ritrovamento di alcuni bossoli da 12,7 mm esplosi permette di capire che l’aereo subì attacchi da parte dell’aviazione italo-tedesca. Questo munizionamento era in dotazione alle 13 mitragliere antiaeree che equipaggiavano i B-17. Alcuni risultano essere esplosi a causa dell’incendo sviluppatosi a seguito dell’impatto ma altri sono stati sparati prima che l’aereo precipitasse. Evidentemente l’equipaggio si difese strenuamente dagli attacchi della Regia Aeronautica e della Luftwaffe prima che l’aereo fosse colpito e abbattuto.

L’Associazione Salerno 1943 si sta adoperando, anche grazie al prezioso contributo dello storico norvegese Alf Egil Johannessen, per identificare con precisione il B-17 i cui frammenti sono stati ritrovati onde cercare di rintracciare qualche componente dell’equipaggio ancora in vita. “Ci farebbe piacere donare a questi reduci qualche pezzo dell’aereo sul quale volarono 66 anni fa e raccogliere la loro testimonianza” afferma Daniele Gioiello. “Inoltre”, continua, “saremmo lieti di esporre questi e i tanti altri oggetti relativi a quegli anni di cui disponiamo in uno spazio aperto al pubblico”.

In effetti fra le decine di aerei precipitati durante la seconda guerra mondiale a Salerno e nelle immediate vicinanze figurano solo 2 B-17 entrambi abbattuti il 19 agosto 1943. Grazie ai MACR (Missing Air Crew Report = Rapporto sugli equipaggi aerei dispersi) forniti da Johannessen è stato possibile ricostruire la loro storia. Essi facevano parte del 2° Gruppo Bombardieri che aveva sede a Massicault in Tunisia. L’obiettivo del Gruppo in programma per la missione del 19 agosto era Foggia e le sue installazioni aeronautiche. Dopo aver effettuato il bombardamento la formazione statunitense composta da 42 aerei intraprese la rotta di ritorno che prevedeva il sorvolo del salernitano. Inseguiti dai caccia italiani e tedeschi i bombardieri dovettero difendersi strenuamente. I cacciatori dell’Asse ebbero la meglio contro 5 di loro, 2 dei quali furono abbattuti proprio mentre sorvolavano la nostra provincia.

Il B-17F 42-5837 venne colpito dalla contraerea appena dopo aver sganciato le bombe sull’obiettivo. Ciò nonostante proseguì nel tentativo di ritornare alla base. Dovette però vedersela contro l’assalto di due ondate di caccia che misero fuori uso 2 dei suoi 4 motori. A questo punto il comandante Bernard B. Pasero diede l’ordine di abbandonare l’aereo. Una parte dei 10 uomini dell’equipaggio si lanciò con il paracadute nell’avellinese mentre gli altri, fra cui il pilota, a causa del malfunzionamento degli interfono, si lanciarono alcuni minuti dopo quando l’aereo era oramai giunto sul salernitano e stava per precipitare. Il paracadute del puntatore, il tenente Erwin N. Kelly, non funzionò bene ed egli perse la vita precipitando al suolo. Il mitragliere di destra, il sergente Charles M. Stewart, era stato ferito alle gambe e una volta atterrato in suolo italiano fu curato da un medico che cercò di salvargli la vita facendo tutto quello che era nelle sue possibilità. Purtroppo i tentativi risultarono vani ed egli morì il giorno dopo. Il mitragliere di sinistra, il sergente Edgar M. MacDonald, venne anch’egli ferito e dopo essere stato fatto prigioniero venne ricoverato in un ospedale di Salerno dal quale fu liberato dopo alcune settimane, quando gli angloamericani arrivarono in città a seguito dello sbarco del 9 settembre. Tutti gli altri uomini dell’equipaggio vennero fatti prigionieri e rinchiusi in un campo di concentramento a sud di Roma. Dopo l’8 settembre, approfittando della confusione provocata dall’armistizio il comandante Pasero e il navigatore Kemp F. Martin evasero facendo ritorno nelle linee alleate dopo un avventuroso viaggio. La storia della fuga di Pasero e Martin è narrata nel libro scritto nel dopoguerra da quest’ultimo “15 days to freedom”.

Il B-17F 42-30502 ebbe un ben più tragico destino. Anche questo bombardiere riportò danni provocati dalla contraerea durante l’incursione su Foggia e sulla strada del ritorno fu pure lui vittima degli attacchi della caccia italo-tedesca. Colpito numerose volte l’aereo andò in fiamme e perse velocemente quota andandosi a schiantare nei pressi di Salerno. Unico supersite fu il mitragliere di destra, il sergente James J. Bradley. Come si apprende dal suo racconto riportato nel MACR l’aereo già uscito malconcio dal bombardamento su Foggia venne attaccato da parecchi aerei nemici. Bradley fu colpito alle ginocchia da proiettili da 20 mm. Recatosi nella sala radio vide l’operatore a terra, come pure il mitragliere di sinistra. Si rese conto che la mitragliera allocata nella torretta inferiore aveva smesso di sparare quasi subito e che l’aereo era fuori controllo in quanto sia il pilota che il copilota erano stati colpiti. Decise quindi di lanciarsi con il paracadute pochi secondi prima che il bombardiere compiendo un’ampia virata andasse a schiantarsi al suolo. Atterrando Bradley si ruppe una gamba e venne imprigionato insieme agli aviatori dell’altro B-17 abbattuto. I corpi dei suoi sventurati commilitoni vennero recuperati dalle autorità italiane e ora giacciono nei cimiteri di guerra statunitensi presenti in Italia.

Al momento, non essendo stata ancora ritrovata la piastra matricolare dell’aereo o di uno dei motori, non è stato ancora possibile stabilire di quale dei due aerei abbattuti quel giorno si tratti. Le testimonianze oculari relative al lancio tramite paracadute di almeno 3 membri dell’equipaggio lascerebbero propendere per il B-17F 42-5837 visto che tutti gli aviatori si lanciarono prima che l’aereo si schiantasse. Comunque, il ritrovamento sul luogo dell’impatto di un sistema di chiusura del paracadute potrebbe essere una conferma che si tratti del B-17F 42-30502. Solo ulteriori ricerche sul campo potranno svelare il mistero.

E’ auspicio dei componenti dell’Associazione Salerno 1943 di poter recuperare quel che rimane degli altri numerosi aerei che caddero nel salernitano in quei drammatici giorni di guerra onde poter tenere viva la memoria di quel triste periodo e affinchè tali luttuosi eventi non abbiano a ripetersi.

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