Crisi Libia/ Cestari: “Danni al sistema-Italia per decine di miliardi di euro.
Molte piccole, medie e grandi imprese sull’orlo del fallimento”. Stabilità a rischio in tutta l’Africa.
“Lega Araba, Unione Africana e Brics condannano l’intervento militare in Libia che risulta, inoltre, sempre meno condiviso in larga parte dell’opinione pubblica europea. Così come afferma il Vescovo di Tripoli mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, passare armi agli oppositori di Gheddafi significherebbe allungare la scia di sangue all’infinito, spingere decine di migliaia di altri civili all’emigrazione verso l’Italia e condannare al definitivo fallimento le centinaia tra piccoli, medi e gradi imprenditori italiani che già hanno dovuto abbandonare le proprie attività private avviate in Libia. La Nato ed i Paesi impegnati nei raid dovrebbero ripensare la strategia nel suo complesso ed invece indicare, con i loro comportamenti, la strada del cessate il fuoco e della diplomazia così come chiedono tutta l’Africa, il Brasile, la Russia, l’India e la Cina”.
Per l’ing. Alfredo Cestari, presidente della Camera di Commercio ItalAfrica Centrale-Unioncamere (e Console in Italia della Repubblica Democratica del Congo) “all’odierno no del Governo ad un mutamento nella natura della missione italiana in Libia” dovrebbe seguire “un immediato abbandono di ogni iniziativa militare con il ritiro della disponibilità a concedere le basi”. Per una ragione ben precisa. Spiega: “Come l’Eni, centinaia di grandi e PMI italiane in questi anni si sono radicate in Libia. Imprese attive nei settori import/export, alimentari, infrastrutture, forniture di tecnologie, edilizia, agricoltura, abbigliamento, sanitario ecc… Da due mesi ogni attività è ferma ed il danno complessivo già subito dal sistema-Italia, finora stimato in decine di miliardi di euro, potrebbe diventare incalcolabile se non si mettesse fine alle ostilità e se non si riallacciasse un rapporto proficuo con quel territorio”.
Parlando in qualità di Console, l’ing. Cestari vede inoltre “il pericolo della strumentalizzazione della posizione interventista della Nato da parte delle opposizioni interne in alcuni degli altri Paesi africani che, come ad esempio quelli della fascia subsahariana, nel corso dell’ultimo decennio si sono faticosamente avviati sulla strada della piena democrazia. Questa guerra e le scelte fatte dall’Occidente mettono a repentaglio la stabilità in tutto il continente con conseguenze inimmaginabili”.
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