Successo e risate per il nuovo testo del
dinamico ed esilarante Sasà Palumbo che con la sua compagnia napoletana “Acis
il Sipario” si sta esibendo al Teatro Arbostella di Salerno. Dopo il boom
dell’anno scorso con la commedia “Tutta
colpa di Moana”, con record di presenze per la struttura di Viale Verdi, un
altro divertente lavoro, scritto, diretto e impersonato dallo stesso Palumbo è in
programma fino a fine mese sulle tavole
dell’ accogliente teatro della zona orientale della città. “Non sono un gigolò” è questo il titolo
della comicissima pièce teatrale che il gruppo partenopeo ha già proposto con affermazione
in tanti teatri napoletani e non solo, conseguendo premi e riconoscimenti dalla
Calabria al Trentino Alto Adige.
Capitanati proprio da un irresistibile Sasà
Palumbo nei panni di uno chef di nome Michele Gigolo, il lavoro può contare
sulla forza trainante di un gruppo d’attori davvero valido tra cui Marianna
Sugliano, Daniele Lops, Franco Tortora, Rosa Cece, Alfonso Marsella, Assunta
Miele, Laura Minichini, Gianni Palumbo e Simone Scarpati. Una farsa dal cuore moderno
quella portata all’Arbostella, che rendendo giustizia al vero ruolo del teatro
affronta tematiche serie in maniera apparentemente leggere portando alla
riflessione gli spettatori.
Lo spettacolo si apre con il
protagonista, che dopo aver perso il proprio ristorante per un misterioso
sequestro tenta il suicidio e la commedia
ripropone proprio la triste attualità che vede più d’una
volta imprenditori, operai e impiegati soccombere
volontariamente dinanzi alla perdita del
lavoro. In “Non sono un gigolò” l’autore
con il suo personaggio prova invece a far capire
alla gente che bisogna avere la forza di
combattere e di non arrendersi mai.
Affrontando, tra gli altri, il tema dell’omosessualità
e della corruzione, la storia immaginata
da Palumbo e proposta con estro e
gioviale maestria recitativa, osserva le vicende di un cuoco napoletano che ad
un tratto vede cambiare la sua vita per effetto di un’improvvisa visita
dell’Asl e della Guardia di Finanza. Grazie alla persuasione della zia Erminia,
che lo ha cresciuto e grazie alle rassicurazioni dell’amico avvocato Antonio
Petrone, evita il baratro del suicidio trovandosi poi
catapultato, anche per effetto del
proprio cognome con l’aggiunta di un accento, in un gioco elettrizzante quanto
pericoloso. Un gioco ricco di sorprese che lo porta a conoscere clienti non
sempre belle ma che lo mette tuttavia a confronto con un senatore gay che si
trasformerà tra non poche peripezie nella soluzione a tutti i suoi problemi. Il
resto è da vedere, gustare e ridere.
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