San Cipriano Picentino: non è in pericolo di vita la donna precipitata dal primo piano della struttura leggera di riabilitazione socio educativa Casa Giovanna. Rammarico del responsabile Cosimo Capogrosso.



Nella caduta ha riportato la frattura del bacino e del femore per le quali ha ricevuto le cure dei sanitari dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno. Rimane ricoverata nel reparto di rianimazione in attesa che si liberi un posto in ortopedia. La cinquantanovenne, con una laurea in psicologia, ha tentato il suicidio nella mattinata di domenica 6 aprile scorso lanciandosi nel vuoto dalla stanzetta della comunità alloggio, sita alla frazione Filetta di San Cipriano Picentino, dove è ospitata insieme ad altre quattro persone con problemi di disabilità neurologica.  Non è la prima volta che tenta di togliersi la vita.   Ai soccorritori che l’altra mattina le hanno prestato aiuto dopo l’insano gesto, pare che abbia esplicitamente detto di aver voluto porre fine ai suoi tormenti.
“Casa Giovanna” è una struttura  regolarmente autorizzata,  denominata “comunità alloggio”  a bassa intensità assistenziale, ed ospita sei donne con disagio psichico. E’ gestita dalla Cooperativa “Marianella Garcia Villas” di cui è responsabile Cosimo Caogrosso per il quale: ”Quanto accaduto è sicuramente un episodio increscioso e spiacevole. Dispiace soprattutto pensando alle sofferenze che M.  si è procurata, senza motivo, secondo noi. Purtroppo però le patologie psichiatriche  non di rado presentano anche questi eventi non controllabili.”
La comunità alloggio accoglie le persone inviate dalla ASL e se ne fa carico, ma la terapia farmacologica e il monitoraggio della situazione psichiatrica è di competenza diretta del distretto di salute mentale, che lo svolge attraverso i suoi psichiatri.
“Le nostre operatrici si rapportano con le ospiti in termini di amicizia e di grande rispetto – precisa Capogrosso - Hanno problematiche psichiatriche, ma per quanto è possibile per noi sono donne che hanno il diritto di vivere al meglio la loro vita rendendosi utili e migliorando o almeno conservando abilità e capacità, per mantenere il più a lungo possibile una certa autonomia.”
Sono operatrici, continua il responsabile della struttura di accoglienza,  professionalmente preparate, ricche di umanità e sempre disponibili, provengono dal volontariato ed hanno grande sensibilità. Ognuna delle ospiti ha la sua camera singola, per la tutela  della propria privacy, ognuna può anche tenere la porta accostata, non chiusa a chiave, ma socchiusa. Non credo sia possibile prevedere che una possa, di notte, aprire il balcone appoggiare una sedia alla ringhiera e buttarsi giù. Non c’è nessun sistema di video sorveglianza, non ci sembra che sia né utile né necessario, né obbligatorio.
“Siamo volontari che nel nostro centro socio educativo di riabilitazione – ribadisce Cosimo Capogrosso -  non custodiamo le persone con problemi neuroligici ma le accudiamo per offrire loro un percorso terapeutico riabilitativo che mira al sostegno psicologico, al recupero di normalità e di autonomia ed all’inserimento lavorativo.”

NICOLA VITOLO

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