La Dieta Mediterranea: storia, peculiarità e cultura



La dieta mediterranea è essenzialmente un modo di alimentarsi che prende spunto dalle tradizioni alimentari. Dopo la predilezione negli anni post bellici e della ripresa economica di modelli alimentari d’oltre oceano degli anni, si è man mano affermata la scoperta e rivalutazione della dieta mediterranea, oggi universalmente riconosciuta come unica dieta capace di contrastare le “patologie del benessere”.
Dal 2010 l’UNESCO ha iscritto la Dieta Mediterranea nell’ elenco rappresentativo dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità,  attribuendo l’appartenenza di tale patrimonio a Italia, Spagna, Marocco,  Grecia, Portogallo, Croazia e Cipro.
La dieta mediterranea,  si può dire, è frutto dell’inizio dell’agricoltura che, oltre alla pastorizia e prima ancora alla cultura predatoria, inseriva sempre più’ tratti di sedentarizzazione della popolazione del sud che sempre più si fermano coltivando campi ed aspettando il maturare dei frutti della terra al contrario delle popolazioni a nord di Roma che continuavano a spostarsi in cerca di cibo, o portando al seguito animali per il sostentamento. Volendo fare una semplicistica differenza tra Dieta Mediterranea e Dieta Continentale si può dire che mentre  la prima si basa su consumi di pane, cereali, verdura, frutta, vino ed olio di oliva, quella Continentale è caratterizzata dal consumo prevalente  di carne, strutto e birra.
Dicevamo di storia millenaria, le cui colture si sono arricchite di nuovi prodotti con lo scambio. Molti prodotti restano il frutto di scambi tra popoli, a volte pacifici in altre occasioni bellicosi. Cosi che per introdurre il pomodoro sulle nostre tavole, e poi nelle nostre colture, si è dovuto attendere il 1492, che Cristoforo Colombo rientrasse dalle Americhe e insieme al pomodoro, ci portasse anche il peperoncino e la patata… Una patata, originaria del sud america, che restò a lungo NON coltivata dai contadini  del sud per timore di avvelenamenti. E solo a partire dal settecento fu integrata nelle coltivazioni ed usata in cucina.
Nei millenni, l’incipit delle colture è divenuto cultura contadina, pregna di valori, arricchitasi di nuovi prodotti agro-alimentari e  scandite da pratiche immutate nel tempo. Come per le prime zattere che giunsero sulle coste italiane con a bordo le prime sementi, cosi nello scambio dei popoli e nei diversi  domini stranieri, le colture si sono arricchite ed anche la Dieta Mediterranea è divenuta sempre piu’ ricca, conservando, e sembra quasi un paradosso, quella povertà e semplicità che è propria del mondo contadino, regolato dalle leggi della natura.
Il primo, considerato padre della Dieta Mediterranea, ad ipotizzare la interconnessione tra dieta e disturbi come il diabete, obesità,  e malattie vascolari, fu l’ Italiano Lorenzo Piroddi,  nel 1939, medico-chirurgo specializzato nella nutrizione, anche se ad impostare studi piu’ sistematici per rilevare connessioni tra alimentazione e malattie cardiovascolari, fu il medico americano Ancel Keysil. Fu lui a farsi promotore del programma di studio e ricerca Seven-Countries-Study ponendo in relazioni le popolazioni di CRETA in Grecia e NICOTERA in Calabria con i rispettivi regimi alimentare che, benché fossero ricchi di “grassi vegetali” come l’olio di oliva, registravano il più’ basso indice di malattie cardiovascolari. Dalle prime osservazioni alla ricerca vera e propria chiamata Seven-Countries-Study, con cui si misero in relazione i regimi di alimentazione di oltre 12000 persone di sette paesi diversi,  di un’ eta’ compresa tra  quaranta e cinquantanove anni.  La ricerca non lascio’ dubbio alcuno: il tasso di mortalità per eventi infartuali è assai più’ basso nei paesi del mediterraneo che non in altri paesi, come ad esempio Olanda e Finlandia, paesi in cui la dieta è particolarmente piena di grassi saturi, cosi come pure negli altri paesi investiti dalla ricerca come Giappone e Stati Uniti. Gli altri tre paesi erano appunto paesi del Mediterraneo come l’ ex-Jugoslavia, la Grecia e l’Italia. Fu proprio in Italia, a Pioppi nel Cilento che Keys decise di trascorrere gli ultimi suoi quarant’anni di vita.


Dieta Mediterranea: le peculiarità
Le tradizioni alimentari dei contadini del sud, ha generato, nel tempo, quel metodo alimentare il quale al giorno d’oggi viene denominato “Dieta Mediterranea”.
Questa dieta, oltre ad essere sistema alimentare è essenzialmente   un modello di vita, incentrato su un’alimentazione povera basata sugli amidi, pasta e pane, e cibi vegetali come i legumi, con aggiunta dell’ olio d’oliva, eduso sporadico di carne e pesce. Un pranzo che pure oggi regolarmente si consuma sulle tavole del sud contadino, dove la presenza a tavola di cibi fuori dalla norma, erano considerati cibi da consumarsi in modo eccezionale come in un giorno di festa o pranzo particolare.
E oggi come allora, sebbene l’opulenza e lo spreco spesso regna sulle nostre tavole, senza bisogno che sia giustificato da un “giorno di festa” o un “pranzo speciale da  evento”, questa Dieta Mediterranea contempla esattamente ciò, come congelata nei secoli: alimentazione di tutti i giorni con pasta, pane, olio d’oliva, ma anche verdure, legumi, verdure e qualche formaggio. Frutta secondo stagione e  vino. C’era poi la festività settimanale, la domenica in cui a tavola comparivano i cibi “ricchi”… ma di grassi… carne, salumi, dolci… o di lusso come pesce.  Ma erano altri tempi.

Dieta Mediterranea oggi: tra nutrizionisti e cultura del benessere
Oggi la Dieta Mediterranea è essenzialmente scelta degli alimenti e la loro giusta combinazione per un apporto calorico corretto. Per un essere umano adulto servono quotidianamente circa 2500 calorie: 70%  da carboidrati,  20% da lipidi e 10% da proteine.
Su questa scala di apporti che oggi viene ripensata e rivalutata la Dieta Mediterranea i cui princìpi vengono cosi riattualizzati:
·      Predilezione delle proteine ad origine vegetale in alternativa a quelle di origine animale animale
·      Riduzione dei grassi saturi a favore di quelli insaturi di provenienza vegetale
·      Aumento della fibra di tipo alimentare
·      Incremento dei carboidrati di tipo complesso e decremento di quelli di tipo semplice
·      Diminuzione del colesterolo
·      Riduzione del consumo delle carni rosse, se non in eventi sporadici e prediligere il consumo di carne bianca, per non piu’ di un paio di volte la settimana
·      Prediligere l’ assunzione di pesce e legumi
·      Ridurre il consumo dei dolci solo in occasioni particolari
·      Ridurre nel complesso le calorie acquisite, ovviamente riducendo anche il consumo di insaccati, super alcolici, zucchero raffinato, maionese, margarina, etc…
Nella dieta mediterranea, riscoperta nella sua impostazione originaria e non falsata dai tanti e inesatti luoghi comuni legati a una divulgazione spesso troppo superficiale e facilona, si realizzano spontaneamente quei rapporti ottimali tra le quantità di macronutrienti (proteine animali e vegetali, grassi animali e vegetali, grassi totali e fibra, carboidrati solubili e disponibili, ecc.) indispensabili per avere un'alimentazione equilibrata, ricca di  micronutrienti e composti antiossidanti (vitamine A, C, E; beta carotene, composti pirrolici, polifenoli, tannini ecc.), il cui ruolo è di primo piano nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e neoplastiche, malattie "da  benessere".



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