Le Fonderie Pisano vanno delocalizzate da Fratte a difesa e tutela della salute dei cittadini. Per i residenti di Fratte e della Valle dell'Irno l’ambiente è ormai invivibile e insalubre.



L’impianto di produzione è ubicato, dal 1961, invia dei Greci su una superficie di 180.000 mq, di cui 30.000 coperti da un vetusto fabbricato. L’area, a ridosso delle ex  Manifatture Cotoniere Meridionali, inizialmente scarsamente abitata oggi è densamente abitata. Nel 2006 il Comune di Salerno l’ha convertita ad area residenziale.  Sono decenni che gli abitanti denunciano i disagi dovuti all’emissione di fumi molesti e maleodoranti,  che si preoccupano per la propria salute a causa della presenza sui balconi delle abitazioni e sui terreni limitrofi di polveri rosse e/o nere che minano la salubrità dell’ambiente.
Difatti nell’area interessata dalle emissioni della Fonderia si riscontra un’incidenza anomala di tumori e di malattie respiratorie. In particolare sono molto diffusi casi di patologie polmonari quali silicosi e più in generale tumore ai polmoni nei lavoratori e di linfomi e leucemie nella popolazione, anche in soggetti dalla giovane età, il quadro diventa allarmante.
Sul sito è stata attivata dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania (ARPAC)  un’intensa campagna di monitoraggio ambientale. Dai primi risultati sui sedimenti del fiume Irno si è evidenziata la presenza di Cadmio, Piombo, Rame Stagno, Zinco, Idrocarburi pesanti, Benzo Antracene, Benzo Pirene, Indeno, Pirene e Benzo, Perilene, secondo valori di concentrazione di gran lunga superiori ai limiti delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione. Tali inquinanti, secondo quanto riportato nella relazione dell’ARPAC, sono molto probabilmente riconducibili all’attività della fonderia. 
L’amministratore delegato delle Fonderie Pisano, ha tenuto a precisare in una nota che “il ciclo produttivo nello stabilimento di Fratte/Salerno è stato riavviato in seguito alla realizzazione di interventi derivanti dalle prescrizioni individuate dagli organismi istituzionali deputati al controllo del rispetto della normativa vigente in materia ambientale. In altre parole: le Fonderie Pisano SpA operano nel pieno rispetto della legge in quanto gli interventi effettuati sono stati ritenuti idonei dagli organismi e dagli enti delegati alle decisioni di merito”.
Alla luce dell’aumento di gravi malattie nella zona e dell’alto inquinamento ambientale nell’area, residenti e comitati di cittadini, da anni  chiedono alle autorità competenti la chiusura dell’impianto di fusione.    
Le vicende scatenatosi negli ultimi giorni richiamano le attenzioni sul vero obiettivo della questione Fonderie Pisano: la definitiva delocalizzazione.   
Sono anni che se ne parla e si fanno ipotesi. Nel luglio 2014 nel corso di un incontro all’Asi, il consorzio Aree per lo sviluppo industriale, il presidente del consorzio, Gianluigi Cassandra, ed i  tecnici individuarono tre siti validi per il trasloco dell’opificio di via dei Greci: ex Pennitalia, ex Ideal Standard ed ex Fonditori Salerno.  All’incontro erano presenti un pò tutti, Ciro Pisano, Cgil e comitato “Salute e Vita” compresi.
Tra i requisiti minimi richiesti dalla proprietà vi è la capienza. Circa 200mila metri quadrati che però l’ingegner Pisano ha annunciato di poter anche ridiscutere «in nome di un processo di delocalizzazione veloce e senza più ritardi».  Non solo. La costruzione di una nuovissima fonderia di ultimissima generazione ad impatto minimo potrà essere costruita in uno spazio minore, facilitando l’individuazione dei terreni, ed abbattendo il limite dei 25 chilometri di distanza dal capoluogo. Per cui oltre alle aree dei siti industriali nei comuni di Buccino, Palomonte, Contursi ed Olivetro Citra, si potrà valutare anche l’ipotesi Sardone.  Ipotesi quest’ultima, probabilmente più gradita dai Pisano per la vicinanza all’area dei Fonditori Salerno e alla presenza del territorio già acquistato dall’azienda di via dei Greci.
Ipotesi che potrebbe essere maggiormente penalizzante per un ambiente praticamente già offeso  dalla presenza dei siti di trasferenza di Ostaglio e Sardone  (con la sua ex discarica non completamente bonificata),  il Cementificio Italcementi,  il depuratore, l’autostrada A3, il rischio della realizzazione di un termovalorizzatore o centrale termoelettrica.  
La scelta di Sardone va anche a mortificare il territorio dei Picentini e le sue risorse agroalimentari tipiche e a marchio:  il vino Montevetrano, l’olio DOP delle colline salernitane, la nocciola Giffoni IGP, la mela annurca, la produzione di latte e le colture della valle del picentino. Con una negativa ricaduta sullo sviluppo del turismo rurale, ambientale ed enogastronomico che da anni si tenta di far decollare nella zona dei Picentini. 
 

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