Addio
pomodoro per la dieta italiana nel 2018. Scenario da incubo, eppure la
crisi che in queste ore si sta consumando tra produttori e industriali è
di quelle che sembrano lasciare il segno. I produttori di pomodoro sono
infatti sul piede di guerra a causa del contratto che regola la
commercializzazione. Sono molto distanti le parti, da un lato i
produttori dall'altro l'industria, con una forbice di 30 euro per
tonnellata tra domanda e offerta. Un abisso che se non verrà colmato
scatenerà una deregulation nel comparto, con tutti i rischi connessi.
Lo denuncia Cia-Agricoltori Italiani dal Macfrut di Rimini, la principale fiera specializzata del settore. “Si
sta profilando una situazione esplosiva sui campi” osserva Alessandro Mastrocinque, vicepresidente nazionale di Cia e presidente di Cia Campania. “Gli agricoltori si sono indebitati per impiantare le coltivazioni il che significa che senza la chiusura del contratto nessuno è in grado di garantire la copertura perlomeno dei costi di produzione. Siamo di fronte a uno scenario intollerabile, tanto più in Campania che ha il comparto più importante d’Italia e d’Europa”.
A circa due mesi dall’avvio della raccolta del pomodoro, con le piante già a dimora, tutte le aziende del centro sud del Paese non hanno alcun riferimento e si teme il caos nel comparto. Secondo quanto si apprende l’industria offrirebbe tra gli 82 e gli 87 euro per tonnellata, cifra irricevibile dai produttori che non possono scendere sotto i 95 euro per la varietà tonda (quella destinata alla passata) a 105 euro per quella lunga (idonea alla trasformazione in pelati). Lo strumento del contratto - evidenzia la Cia - è l’elemento di garanzia, che va anche oltre gli aspetti commerciali, infatti le regole sono propedeutiche anche per tracciare la qualità del prodotto e quindi, di quel pomodoro che finirà nelle scatole destinate alla vendita per i consumatori.
Il comparto in Campania: metà del fatturato nazionale (1,5 miliardi) e 12mila lavoratori stagionaliLa Campania costituisce il maggiore bacino di produzione di pomodoro trasformato, con oltre il 50% delle aziende industriali nazionali concentrate prevalentemente nelle province di Napoli e Salerno, dove sono presenti i principali gruppi del comparto non solo a livello nazionale ma anche comunitario. l fatturato del settore in Campania vede 1,5 miliardi di euro su un fatturato nazionale di 3 miliardi - ed è da sempre leader nei derivati del pomodoro, primo fra tutti il pomodoro pelato vere eccellenza del Sud. Il comparto impiega circa 3.000 lavoratori fissi ed in un arco temporale molto limitato (60 giorni) circa 12.000 lavoratori stagionali ogni anno, cui va aggiunta la manodopera impegnata nell'indotto (officine meccaniche, imballaggi, distribuzione e logistica, case sementiere, vivai). Per il pomodoro da industria sul versante agricolo dati Istat 2016 in Campania ci sono oltre 4000 ettari seminati e una produzione oltre 2,5 milioni di tonnellate.
Lo scenario in nazionale
È in ballo la tenuta di un comparto che muove oltre 3 miliardi di fatturato annui, per una superficie coltivata che supera i 30 mila ettari. Aziende che generano 2,4 milioni di tonnellate di pomodoro, creando lavoro, tra fissi e stagionali, per circa 20 mila persone solo al Sud, dove si concentra più del 53 per cento della produzione totale.
Lo denuncia Cia-Agricoltori Italiani dal Macfrut di Rimini, la principale fiera specializzata del settore. “Si
sta profilando una situazione esplosiva sui campi” osserva Alessandro Mastrocinque, vicepresidente nazionale di Cia e presidente di Cia Campania. “Gli agricoltori si sono indebitati per impiantare le coltivazioni il che significa che senza la chiusura del contratto nessuno è in grado di garantire la copertura perlomeno dei costi di produzione. Siamo di fronte a uno scenario intollerabile, tanto più in Campania che ha il comparto più importante d’Italia e d’Europa”.
A circa due mesi dall’avvio della raccolta del pomodoro, con le piante già a dimora, tutte le aziende del centro sud del Paese non hanno alcun riferimento e si teme il caos nel comparto. Secondo quanto si apprende l’industria offrirebbe tra gli 82 e gli 87 euro per tonnellata, cifra irricevibile dai produttori che non possono scendere sotto i 95 euro per la varietà tonda (quella destinata alla passata) a 105 euro per quella lunga (idonea alla trasformazione in pelati). Lo strumento del contratto - evidenzia la Cia - è l’elemento di garanzia, che va anche oltre gli aspetti commerciali, infatti le regole sono propedeutiche anche per tracciare la qualità del prodotto e quindi, di quel pomodoro che finirà nelle scatole destinate alla vendita per i consumatori.
Il comparto in Campania: metà del fatturato nazionale (1,5 miliardi) e 12mila lavoratori stagionaliLa Campania costituisce il maggiore bacino di produzione di pomodoro trasformato, con oltre il 50% delle aziende industriali nazionali concentrate prevalentemente nelle province di Napoli e Salerno, dove sono presenti i principali gruppi del comparto non solo a livello nazionale ma anche comunitario. l fatturato del settore in Campania vede 1,5 miliardi di euro su un fatturato nazionale di 3 miliardi - ed è da sempre leader nei derivati del pomodoro, primo fra tutti il pomodoro pelato vere eccellenza del Sud. Il comparto impiega circa 3.000 lavoratori fissi ed in un arco temporale molto limitato (60 giorni) circa 12.000 lavoratori stagionali ogni anno, cui va aggiunta la manodopera impegnata nell'indotto (officine meccaniche, imballaggi, distribuzione e logistica, case sementiere, vivai). Per il pomodoro da industria sul versante agricolo dati Istat 2016 in Campania ci sono oltre 4000 ettari seminati e una produzione oltre 2,5 milioni di tonnellate.
Lo scenario in nazionale
È in ballo la tenuta di un comparto che muove oltre 3 miliardi di fatturato annui, per una superficie coltivata che supera i 30 mila ettari. Aziende che generano 2,4 milioni di tonnellate di pomodoro, creando lavoro, tra fissi e stagionali, per circa 20 mila persone solo al Sud, dove si concentra più del 53 per cento della produzione totale.
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