Come
l’uomo neandertaliano Giosuè Falcone va in cerca delle pietre ma non certamente
per creare attrito ed ottenere il fuoco, piuttosto per mettere in movimento la
sua instancabile, irriducibile ricerca
artistica. Ed
approda da Città di Castello, suo luogo di adozione da decenni, al Museo di
Rufoli che per sua speciale vocazione predilige personalità artistiche che
vanno verso l’innovazione, lo sperimentalismo e verso orizzonti alternativi,
diversi da quelli già percorsi in precedenza.
I
suoi vasi, hanno un sapore arcaico; le loro fisionomie allungate ed a punta
rubano la forma al mondo degli Etruschi in un equilibrio di volumi e di cromie
tenui, poco contrastate ma dagli inconfondibili riflessi metallici.
Dall’antichità
attinge anche la tecnica raku che - come è noto- arriva fino all’Occidente dai
lontani rituali
della cerimonia del the praticata dai monaci del Giappone Medievale e dalla
affascinante e complessa cultura Zen che avvolge buona parte dell’Oriente
estremo.
Con
la tenacia e la forza di un vero e proprio “scienziato della materia”, di cui
studia meticolosamente la composizione, l’artista ha sviluppato nel tempo un
metodo assolutamente singolare e personale. Grazie ad esso riesce a frantumare,
frammentare, e successivamente ad impastare la pietra e ad amalgamarla ad altre
materie prime in una mescolanza di elementi che porta ad un risultato
suggestivo ed irripetibile. La sua arte si colloca in una posizione di
avanguardia e di ricerca inedita, crea una interazione fra Natura, Scienza ed immaginazione,
fra ragione ed inconscio, fra oggettività che viene dall’esterno ed una rielaborazione
soggettiva. Quelle reminiscenze, quelle tracce di antichità vengono abilmente contemporaneizzate.
L’amore
per la terra si coniuga costantemente con l’amore per il fuoco facendo emergere
una passione estrema
per la primarietà degli elementi che lo conducono verso sentieri inesplorati
che con entusiasmo
sta attraversando ed attraverserà ancora.
Le
sue opere parlano il linguaggio dei millenni, rubano l’anima alla materia restituendola
al mondo del
visibile.
Raccontano
la natura, l’uomo, l’universo facendo emergere un fortissimo legame con la
Terra- madre che
è prepotentemente al centro del suo lavoro di artista e di innovatore.
Gabriella
Taddeo
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