La crisi del lavoro tra i giovani è sempre più preoccupante, oltre il 70% degli under 30 è alla ricerca di un lavoro.



Secondo quanto rilevato da CornerJob sono quasi il 44% i giovani nella fascia 18-24 anni alla ricerca di un’occupazione (+8% rispetto al trimestre precedente) e se si allarga il campione agli under 30 si sale a circa 74% (+5% rispetto al trimestre precedente). Questo significa che quasi due giovani su tre in Italia sono, di fatto, a spasso, senza differenze di rilievo tra uomini e donne. Ed è un dato preoccupante, perché la crisi contestualizzata nel periodo pre-estivo colpisce non solo chi inizia ora a lavorare, ma anche quella fascia di persone più giovani che utilizzano le vacanze estive per mettersi alla prova con occupazioni temporanee in attesa di terminare gli studi. Una, seppure piccola, nota positiva viene dagli over 40 in cerca di lavoro, che si attestano intorno al 18% del totale  (-4% rispetto al trimestre precedente). “Il problema”, commenta Stefania, 24 anni laureata in Lettere Moderne e intervistata da CornerJob, “non è più la precarietà, ampiamente metabolizzata dalla mia generazione. Il problema, oggi, è l’opportunità, ovvero la possibilità di trovare lavoro vero e non lavoro gratuito travestito da stage seriale e compensato con una non meglio definita visibilità. A chi ci ha chiamato choosy in passato rispondo che dopo esserci adattati a tutto, siamo stati costretti a diventarlo. Gli anni passano e, se noi siamo ancora sulle spalle dei nostri genitori, è perché finora abbiamo lavorato in cambio di favolose opportunità che non sono mai andate oltre le parole. Con le favole non ci si paga né l’affitto, né il supermarket”. “Questo, in effetti, è un sentimento diffuso e che, in parte, risponde alla realtà”, conferma Mauro Maltagliati, co-fondatore e CEO Italia di CornerJob. “Nasce dalla rottura del contratto sociale tra i giovani e le aziende. La ricerca e l’offerta del lavoro in Italia è ancora regolata da sceneggiature prestabilite e obsolete a cui non crede più nessuno. L’urgenza del cambiamento è sentita e dichiarata, ma non corrisponde ancora a un’azione concreta che è invece già avvenuta in tutti gli altri mercati dove noi di CornerJob siamo presenti, Spagna, Francia e Messico”. 

Se altri mercati, come Francia e Spagna, sembrano essersi definitivamente lasciati alle spalle la crisi, la situazione di stallo in Italia perdura e per il momento non si vedono segnali significativi di ripresa, anzi, sembra esserci uno stato di depressione che rischia di cronicizzarsi. E come tutti gli stati depressivi, anche questo alimenta un circolo vizioso. 
“Nonostante il ministro Padoan”, osserva Mauro Maltagliati, “continui a rassicurare che gli ultimi interventi inizieranno a dare risultati nei prossimi mesi, in realtà la comunità degli imprenditori, con cui dialoghiamo quotidianamente, non condivide questa visione rosea. La percezione è che le manovre strutturali fin qui adottate (di fatto il celeberrimo Jobs Act), funzionino solo se spinte da interventi di contingenza, che ovviamente agiscono sul breve periodo ma non hanno la forza di ribaltare i trend”. “Sull’altro versante”, continua Maltagliati, “le aziende sembrano ancora troppo fossilizzate nell’attesa di interventi centrali. Dovremmo prendere esempio da Paesi come Spagna e Francia che hanno cominciato da tempo a non attendere più un cambiamento dall’esterno ma a provocarlo dall’interno adottando nuovi modelli occupazionali: smart working, digitalizzazione del recruiting, collaborative organization ecc. La mia sensazione è che in Italia il dibattito sia aperto, ma più a livello di visione che di missione”. 
“Confermo quanto osservato da Mauro”, osserva Elisa Terraneo, marketing manager di EF Corporate Solutions, “e voglio aggiungere un’ultima considerazione. I giovani in cerca di lavoro fanno fatica a fidarsi delle aziende. Forse proprio per la mancanza di dialogo: i Millennials si trovano impiegati in aziende che parlano di smart working e digitalizzazione ma che di fatto sono ancora ancorate a vecchi modelli organizzativi per cui questa evoluzione non riesce a concretizzarsi. Lo vediamo in diversi aspetti anche noi quando parliamo di formazione, le aziende pensano ancora troppo all’aula tradizionale e poi parlano di smart working, com’è possibile andare in questa direzione se sono restii all’eLearning? E i Millennials non ci stanno, puntano a Google e simili ma di fatto il mercato italiano è ben diverso da queste realtà. Si aprirà un dialogo tra le aziende italiane e i giovani lavoratori del domani?”.
“Sono completamente d’accordo con Elisa”, conclude Maltagliati, “e peraltro CornerJob proprio con EF da alcuni mesi ha strutturato un programma di workshop aperti a tutti che ha l’obiettivo di ristabilire il dialogo interrotto fra HR manager e millennials. Pensare di trovare un lavoro e di iniziare un percorso professionale solo sulla base di un risultato accademico oggi non ha più senso. E ai millennials suggerisco di cominciare a fare esperienza prima possibile, senza aspettare di finire gli studi. Alle aziende non interessa quello che avete fatto ieri, ma quello che potrete fare – per loro – domani. Il mondo digitale oggi vi permette di guardare al mercato del lavoro in modo più pragmatico e consapevole. La prova? L’esperienza degli startupper. Hanno un’idea? Non si fermano a sognarla: si mettono subito in moto per realizzarla. E se non funziona ne cercano una migliore, in un continuo processo di crescita. Loro, i famosi sogni nel cassetto, non li considerano neppure. Per non rischiare di entrare in quel cassetto e rimanervi bloccati all’interno”. 

 

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