"Il
lavoro nobilita l'uomo" recita un vecchio adagio ma c'è anche chi ha
scritto che "non serve a niente essere vivi, se bisogna lavorare".
Insomma non per tutti il lavoro è un piacere anche se oggi giorno non se ne può
proprio fare a meno.
Quando il
lavoro diventa noioso c'è anche chi cerca di distrarsi con qualcosa di più
divertente.
Ne sanno
qualcosa i datori di lavoro che con l'avvento dei social network sono entrati
in allarme perché si sono resi conto che spesso i propri dipendenti non sanno
resistere dal collegarsi a Facebook durante l'orario lavorativo.
Un peccato
veniale? Forse si, ma in certi casi potrebbe comportare il rischio di un licenziamento
Ne sa
qualcosa il dipendente di un'azienda che proprio durante le ore del lavoro aveva
scattato un paio di foto ai colleghi per pubblicarle su Facebook. Le foto erano
state accompagnate anche da alcuni commenti poco felici nei confronti del
datore di lavoro.
Ed è stato
forse proprio quel commento a far scattare le reazioni dell'azienda che aveva
anche scoperto che il dipendente era solito anche accedere a siti porno durante
le ore di lavoro.
Conseguenza
di tutto ciò è stato il licenziamento per
violazione dei doveri di diligenza, correttezza e buona fede nell'esecuzione
della prestazione lavorativa.
Logico
corollario di ciò è stata non solo una lesione all'immagine dell'azienda ma
soprattutto l'interruzione del rapporto di fiducia tra dipendente e datore di
lavoro.
Durante il
contenzioso il dipendente ha tentato di difendersi affermando che terze persone
si sarebbero impossessate delle sue credenziali dell'account Facebook e
avrebbero poi commentato in maniera offensiva il datore di lavoro; sull'accesso
ai siti porno ha invece sostenuto che non solo lui ma anche altri dipendenti
avevano accesso al suo computer.
Una linea
difensiva che non ha fatto breccia nei giudici del Tribunale di Milano che con
il provvedimento n. 6847 del 1 agosto 2014, ha rigettato il ricorso del
dipendente dando ragione all'azienda, considerando legittimo il licenziamento per un
comportamento che aveva screditato l'immagine dell' azienda creando un frattura
irreversibile circa il rapporto fiduciario.
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