La teoria dei numeri primi associata agli ignavi di Dante. Complice il crivello di Eratostene.

Uno strano pensiero mi assilla oggi.
Penso agli ignavi ed ai numeri primi.
Ebbene si! A questo improprio confronto/paragone.
A questo curioso connubio tra espressione di qualità e di quantità.
Gli ignavi, chi sono costoro?

Dante nell'inferno così li definisce:
"Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;    

misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa».  

E io, che riguardai, vidi una 'nsegna
che girando correva tanto ratta,
che d'ogne posa mi parea indegna;
e dietro le venìa sì lunga tratta
di gente, ch'i' non averei creduto
che morte tanta n'avesse disfatta.
Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l'ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.
Incontanente intesi e certo fui
che questa era la setta d'i cattivi,
a Dio spiacenti e a' nemici sui."

In sintesi, nel Canto III dell'Inferno Dante colloca “l’anime triste di coloro che visser sanza infamia e sanza lodo”. 

Gli ignavi, appunto, quelle persone che nella vita terrena non hanno amato il rischio, non si sono mai schierati a favore di qualcuno o di qualche ideale. Persone che hanno avuto un solo minino comun divisore, l’ego, unità moltiplicatrice dei propri interessi. Ego che si caratterizza anche quale massimo comune multiplo di ogni propria azione esistenziale.
Proprio come i numeri primi. 

Tutti quei numeri naturali interi maggiori di 1 che sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi, ovversìa solo multipli dell’unità. Quindi anch’essi simili agli ignavi, in quanto utili solo a se stessi e per se stessi. 
Numeri che se scomposti con numeri diversi dall’unità si frazionano in infiniti decimali per non perdere la ignava natura di non plurimo di altri.
E chest'è....

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